Sono ormai trascorsi oltre 40 giorni da quel “lontano” 11 marzo, in cui il Presidente del Consiglio ha illustrato il primo decreto parlamentare DPCM. Con le misure di contenimento adottate per far fronte al Coronavirus, le nostre abitudini quotidiane sono decisamente cambiate. L’azione fondamentale, che il mondo scientifico aveva suggerito, era quella di contenere il contagio, limitando il più possibile i contatti tra le persone. In quest’ottica, riorganizzare la vita di ciascuno sembrava un’impresa impossibile, eppure ci siamo riusciti e continueremo su questa strada anche nella prossima fase 2. In questo articolo capiremo come comportarci, quando le misure restrittive si allenteranno e sarà possibile uscire, cercando comunque di tutelare la nostra salute e quella degli altri.
Ad oggi, non è possibile immaginare un ritorno immediato alla nostra quotidianità. Dobbiamo infatti, aver chiaro che, quello che è accaduto ci condizionerà ancora per un bel po’ di tempo.
I prossimi mesi saranno incentrati sulla protezione della salute, non solo nostra, ma anche di quella del prossimo. In questo contesto, bisognerà contare sul buon senso delle persone. Dovremo, infatti, considerarci non solo a rischio di contagio, ma anche a rischio di contagiare gli altri.
La fase 2 sarà caratterizzata dall’apertura graduale delle attività e da un ritorno ad una “pseudo-normalità”, perché i modi di relazionarsi, non saranno più gli stessi.
Potremo, progressivamente, rimettere in moto l’economia, sarà, finalmente, possibile tornare al lavoro e fare attività sportiva all’aperto, allentando così, un inevitabile stress psicologico, che il confinamento a casa ha determinato in ciascuno di noi.
Durante il periodo di quarantena, possiamo affermare che, il digital e la tecnologia abbiano fatto da protagonisti. In particolar modo, sono stati fatti passi da gigante per quel che riguarda l’ambito della comunicazione.
Infatti, è stato possibile trasmettere, in maniera universale, le norme di comportamento anti Coronavirus per la popolazione che, per quanto confinata a casa, ha potuto mantenere un contatto con il resto del mondo. Una spinta in questo ambito è stata resa necessaria soprattutto dalle esigenze della scolarizzazione. La tecnologia ha permesso, infatti, il proseguire della formazione e dello studio attraverso i collegamenti video tra docenti ed allievi.
La tecnologia ha dato un impulso estremamente positivo anche per quel che riguarda la modalità lavorativa dello smart working, determinando così, nuove possibilità occupazionali.
Sempre il digitale, ha permesso di mantenere in vita il commercio, tramite i più disparati e-commerce. Alcune aziende già lo avevano, altre, invece, hanno affrontato questa emergenza creandosene uno.
Anche il mondo dell’industria nazionale è riuscito a convertire le proprie catene di produzione per fornire, in tempo reale, tutti quei presidi, che si sono rivelati fondamentali per far fronte alla lotta contro il Coronavirus. Respiratori, kit tamponi, mascherine, visiere e occhiali, guanti e disinfettanti sono tutti quei prodotti che ci accompagneranno nell’imminente fase 2. Infatti, non sarà sufficiente il distanziamento sociale, senza il supporto di adeguate protezioni, per noi stessi e per gli altri.
Se di norma è sempre importante osservare e praticare le regole igieniche, per preservarci da ogni patologia che possa derivare dal contatto con persone, animali o cose, ora dovremo stilare un nuovo decalogo.
Le maschere di protezione, sono state per lungo tempo introvabili, anche per il personale medico in servizio, poiché non si pensava dovessero rivelarsi così fondamentali.
La semplicità d’uso potrebbe sembrare quasi scontata, ma non è così. Ci sono accortezze da osservare per trarne tutta l’utilità sia per noi, che per gli altri. Come ad esempio quella di allungare la mascherina sopra il naso e sotto il mento, cercando di farla aderire bene sugli zigomi.
Innanzitutto è necessario informarsi sulle caratteristiche delle mascherine che siamo riusciti a procurarci.
Sarà importante distinguere se si tratta di mascherine monouso o quelle più efficaci come le FFP3, la cui funzione protettiva è normata a livello europeo secondo EN 149. Queste protezioni (FFP3) consentono la massima protezione dall’inquinamento dell’aria respirabile, dal momento che riescono a filtrare molto bene l’aria in entrata e non fanno passare quella in uscita.
Alcuni esperti nel settore medico, come nel caso del Dott. Giuseppe La Guardia e del Prof. Gianfranco Tarsitani, sostengono che “…tutti dovrebbero utilizzare le mascherine “chirurgiche” che sono parzialmente efficaci nel filtrare l’aria in entrata, mentre filtrano molto bene quella in uscita bloccando tutte, o comunque buona parte, le goccioline di saliva emesse con la respirazione, con il dialogo e soprattutto con starnuti e colpi di tosse. Questo permette di proteggere gli altri da noi, e questo è ciò che serve…”.
Dagli stessi esperti arriva anche qualche consiglio su come ri-utilizzare la mascherina monouso:
Anche se può sembrare un ovvietà, è bene ribadire il concetto che: indossare i guanti è meglio che non averne.
Tuttavia risulta opportuno avere la consapevolezza che, i guanti non restano sempre sterili. Ecco perché, al supermercato, in particolare nel reparto ortofrutta, è necessario indossare comunque il guanto messo a disposizione. Un consiglio fondamentale è quello secondo cui i guanti non sostituiscono il lavaggio delle mani.
Sia l’OMS che il Ministero della Salute italiano raccomandano di lavare spesso e bene le mani, più ancora che di indossare guanti di protezione.
Per concludere, solo continuando a praticare, senza ansia, ma con attenzione e scrupolo, quelle che sono le norme igieniche indicate in questo articolo e sullo stesso sito del Ministero, riusciremo a venir fuori da questo periodo complicato.
Oggi più che mai il comportamento individuale può fare la differenza. Facendoci guidare dal buon senso e collaborando con le Autorità preposte, riusciremo a generare un nuovo modello di vita più sicuro per ognuno di noi.
2020-04-24T17:49:46+02:00 Redazione angolodeldiabetico.it