Prevenzione e trattamento del diabete tipo 2: uno sguardo di genere
Uno studio del 2023 pubblicato sulla rivista Diabetologia, evidenzia le differenze di genere nelle diagnosi di diabete tipo 2 (DT2), evidenziando come nel mondo ci sono 17,7 milioni di uomini in più rispetto alle donne con diagnosi di diabete mellito tipo 2.
La ricerca offre una panoramica completa che analizza la diversa incidenza dei fattori di rischio fra le donne e gli uomini, le complicanze e l’approccio terapeutico.
Le problematiche che differenziano i due generi sono molteplici, sia nella genesi della patologia che nella risposta alle terapie.
Prevalenza del diabete tipo 2: più alta nella popolazione maschile
Il DT2 è in aumento in entrambi i generi, ma la prevalenza è più alta fra gli uomini nella popolazione più giovane e di mezza età. Gli uomini infatti vengono solitamente diagnosticati prima e con una massa grassa corporea inferiore rispetto alle donne.
La prevalenza del diabete tipo 2 nelle donne cresce con l’età ed è caratterizzata da un aumento dei livelli di glucosio postprandiale maggiore rispetto agli uomini.
Il DT2 nelle donne
Nel corso della loro vita, le donne sperimentano maggiori fluttuazioni ormonali e cambiamenti corporei degli uomini. I fattori ormonali, insieme a quelli genetici, influenzano la patogenesi della malattia, così come gli esiti clinici.
Le gravidanze possono smascherare anomalie metaboliche preesistenti portando alla diagnosi di diabete gestazionale, che sembra essere il fattore di rischio più importante per la progressione verso il DT2 nelle donne.
Inoltre, la menopausa aumenta il profilo di rischio cardiometabolico delle donne.
A causa del progressivo aumento dell’obesità, si registra un aumento globale delle donne con diabete pregestazionale di tipo 2. Il rischio di sviluppare il diabete nelle donne, come quello legato alle malattie cardiometaboliche, dipende molto dalle varie fasi della vita. Gli estrogeni sembrano proteggere le donne in premenopausa dal diabete tipo 2, quindi le donne con menopause precoci sono a maggior rischio di sviluppare la patologia.
Le donne più a rischio sono quelle con sindrome dell’ovaio policistico, alti livelli di testosterone o menopausa precoce.
Fattori di rischio e complicanze nell’ottica della medicina di genere
Tutto ciò che concorre a caratterizzare il diabete tipo 2 va visto nell’ottica della medicina di genere.
Ci riferiamo a:
- fattori di rischio
- complicanze
- insulino-resistenza
- obesità
- fattori endocrini
- fattori psicosociali
- gravidanza
- complicanze micro e macrovascolari.
Nelle donne in menopausa la glicemia a digiuno è tendenzialmente più bassa rispetto agli uomini a causa di una maggiore secrezione di insulina. Dopo la menopausa però la situazione cambia a causa dell’aumento del colesterolo a bassa densità, dell’emoglobina glicata e della pressione sanguigna.
Per quanto riguarda il grasso corporeo e la sua distribuzione, gli uomini tendono a sviluppare il diabete tipo 2 con un indice di massa corporea inferiore alle donne e in età più giovane. Le donne invece vedono un aumento del rischio con l’aumentare del peso e dei valori di pressione sanguigna.
Nelle donne, inoltre, il tessuto adiposo viscerale è un predittore di rischio cardiometabolico migliore rispetto all’indice di massa corporea (BMI).
Complicanze vascolari: rischio relativo più alto nelle donne
Gli studi evidenziano come le donne con diabete tipo 2 hanno un rischio relativo di complicanze cardiovascolari e mortalità più alto degli uomini con il DT2, ma il rischio assoluto di eventi cardiovascolari è più alto negli uomini con questa diagnosi.
Diseguaglianze nell’accesso alle cure per la prevenzione delle patologie cardiovascolari
Le donne con diabete di tipo 2 mostrano un rischio relativo di malattie cardiovascolari e mortalità maggiore rispetto agli uomini, ma le giovani donne con DT2 hanno attualmente meno probabilità degli uomini di ricevere i trattamenti raccomandati dalle linee guida per la riduzione delle complicanze cardiovascolari.
Le donne appaiono meno aderenti al trattamento e sperimentano più effetti collaterali rispetto agli uomini.
