Questo articolo ha lo scopo di fornire utili informazioni riguardo il Coronavirus o Covid-19. In un periodo di allerta, non vogliamo contribuire all’allarmismo, ma sensibilizzare le persone con diabete a rischio, ed i loro cari. “Le persone più suscettibili alle forme gravi sono gli anziani e quelle con malattie pre-esistenti, quali diabete e malattie cardiache“; queste sono le informazioni riportate dal sito del Ministero, nella pagina ufficiale per il Coronavirus. Con questo articolo, scopriremo insieme se le persone con diabete sono realmente a rischio, in cosa consiste il rischio di complicazioni e quali sono le buone abitudini da adottare per diminuire il rischio di contagio.
Prima di tutto, è necessario comprendere l’entità dell’infezione ed utilizzare la giusta terminologia. L’ OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha dichiarato ufficialmente lo stato di pandemia. Al giorno d’oggi, il Coronavirus, è stato diagnosticato in più di 343.421 persone nel mondo. Di queste persone 81.454 in Cina, 59.138 in Italia, 35.224 negli USA, 29.909 in Spagna, 26.159 in Germania e 21.638 in Iran, come illustrato chiaramente dall’immagine sottostante, dove la grandezza di ogni cerchio rosso è proporzionale al numero di contagi (mappa aggiornata al 23/03/2020).
Anche se a prima vista la quantità e la dimensione dei cerchi rossi possono spaventare, il grafico ha bisogno di una interpretazione esperta. Questo, al fine di permettere alle persone di comprendere appieno l’entità del problema, senza cedere a paure incontrollate e psicosi di massa. Il tasso di mortalità globale del Covid-19, discusso in dettagli più avanti in questo articolo, è intorno al 2%.
Inoltre, il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha sottolineato che il Coronavirus non è mortale per le persone con problemi respiratori come lo sono stati Sars e Mers. Per quel che riguarda il Covid-19, infatti, oltre l’80% dei pazienti sviluppa una forma lieve. Nel 14% dei casi il virus causa una malattia severa, con polmonite e respiro corto. E circa il 5% dei pazienti va incontro a un quadro critico con insufficienza respiratoria. Nel 2% dei casi riportati di Covid-19 il virus è risultato fatale, più nei pazienti anziani.1
Infatti, nonostante il ritardo da parte della Cina nel comunicare la comparsa e la diffusione del virus, il mondo intero ha prontamente risposto con misure utili a limitare il contagio ed a contenere gli effetti, non solo sulla popolazione, ma anche sulla struttura socio/economica globale, che risulta essere uno dei problemi maggiori dell’impatto del Covid-19.
Le patologie che riguardano le vie respiratorie, come nel caso del Covid-19, possono costituire un pericolo per le persone con il diabete, soprattutto se anziane, debilitate e con complicanze pregresse. Infatti, chi soffre di diabete ha maggiori probabilità di sviluppare complicazioni da malattie respiratorie a causa di un sistema immunitario caratterizzato da ridotte capacità difensive, come potete vedere nell’immagine, presa dal sito ufficiale, che monitora la situazione giorno per giorno dello stato del Coronavirus.
Questa immagine, oltre che una fonte ufficiale è stata inserita nell’articolo non per allarmare, ma per accrescere la consapevolezza di ciascuno di noi. Ad oggi, purtroppo, non disponiamo di informazioni estremamente importanti, come l’associazione tra rischio e tipo di diabete, durata del diabete, età, terapia in corso, presenza di complicanze del diabete o di altre patologie. I dati indicano come fattori aggravanti l’età avanzata (oltre i 65 anni) e la presenza di malattie croniche, come quelle cardiovascolari, polmonari e i tumori. 2
È bene precisare fin da subito che, per le persone con diabete, il rischio di contrarre il Covid-19 non è affatto una certezza. Rimane, tuttavia importante proteggere le persone anziane con patologie pregresse al fine di evitare l’aggravarsi dello stato di salute e l’insorgere di complicazioni che riguardano le vie respiratorie.
Al momento della stesura di questo articolo, non esiste ancora un vaccino per il Coronavirus né tanto meno studi dettagliati relativi al suo effetto in persone con diabete. Ciononostante, possiamo prendere in esame epidemie simili, avvenute in passato, per comprendere come il virus possa impattare nelle persone con diabete.
Uno studio dell’Università del Maryland e della Johns Hopkins School of Medicine ha dimostrato che l’indice di mortalità della MERS (sindrome respiratoria mediorientale) simile al Covid-19, ha avuto un sensibile incremento nelle persone con il diabete, con impatto diverso a seconda dell’età e dello stato di salute.
La ricerca ha dimostrato che, per quanto quel virus non si replicasse maggiormente in presenza del diabete, tuttavia veniva mostrata un’infiammazione più prolungata nei polmoni.
Queste evidenze hanno portato alla conclusione che la gravità dell’infezione da MERS, nelle persone con diabete, sia dovuta a una ridotta capacità di risposta del corpo ai patogeni.
I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, rafforzano questo legame avvertendo che le persone con diabete, di tipo 1, di tipo 2 o gestazionale, sono ad alto rischio di complicanze da infezioni o influenze come polmonite, bronchite, sinusite e altre.
A questo quadro si aggiunge il fatto che l’iperglicemia altera una vasta gamma di funzioni nei neutrofili e nei monociti (globuli bianchi che svolgono ruoli importanti per le difese immunitarie).
Studi mostrano che la predisposizione alle complicanze polmonari è maggiore se sussistono altre condizioni come: malnutrizione, malattie cardiovascolari, insufficienza vascolare e malattie renali croniche.
Oltre a tenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue (come dovrebbe sempre essere) e monitorarli attentamente in caso di un virus, la cosa migliore che si possa fare è certamente evitare il contagio.
Infatti, il modo migliore per proteggersi dalle infezioni respiratorie è quello di stare lontano dalle persone malate, evitare posti affollati e lavarsi spesso le mani. Oltre a questi consigli primari, il ministero ha pubblicato un decalogo di “buone norme di comportamento” per limitare il rischio di contagio. Di seguito riportiamo il decalogo in questione, in versione integrale.
Con l’aumentare del numero di contagi e di vittime del Coronavirus, le notizie sul Covid-19 sono diventate sempre più preoccupanti, anche a causa della stampa e della televisione che, non sempre, hanno raccontato i fatti nei termini più opportuni. Ciononostante è importante essere consapevoli delle misure precauzionali da prendere ed informarsi correttamente riguardo l’attuale situazione.
Cerchiamo di fare chiarezza insieme ponendoci qualche semplice ed utile domanda.
I tassi di mortalità sono determinati dividendo il numero di decessi per il numero di contagi noti. Questo numero può essere analizzato globalmente o localmente (per esempio tasso di mortalità in Italia).
Se contare i decessi è tragicamente semplice, più difficile è trovare il numero totale di infetti. Questo perché alcune persone con il virus possono risultare asintomatiche o possono sviluppare pochi sintomi, difficilmente distinguibili dall’influenza classica. Poiché ci troviamo di fronte ad un qualcosa di nuovo, i medici stanno ancora discutendo sui criteri di valutazione.
Non deve sorprendere, quindi, se i tassi di mortalità per Coronavirus variano notevolmente, a seconda di dove sono state fatte le diagnosi. Un rapporto del 10 febbraio dell’Imperial College di Londra ha rilevato un tasso di mortalità del 18% per i casi rilevati ad Hubei (regione di cui è capitale Wuhan). Al di fuori della Cina, i sanitari valutano chiunque abbia tosse e febbre e abbia visitato Hubei, il che produce un tasso di mortalità dall’1,2% al 5,6%.
La rapida diffusione del Coronavirus suggerisce che viene trasmesso da persona a persona, proprio come l’influenza. Una persona infetta tossisce e propaga microscopiche gocce di saliva che possono essere respirate da un persona sana, la quale contrae il virus a sua volta.
Poiché le gocce di saliva cadono entro un raggio di 2 metri, le persone hanno maggiori probabilità di infettare coloro che gli stanno vicino. Queste gocce possono anche cadere su superfici e (anche se il virus ha vita limitata fuori dall’organismo), queste possono infettare altre persone che entrano in contatto con la superficie contaminata.
I cosiddetti “super spargitori” sono persone che infettano un numero di persone superiore alla media. Non è ancora noto quanto possa essere importante il ruolo svolto dai “super spargitori” nell’epidemia di Covid-19.
Ci sono molti aneddoti sull’intera stampa, che generano allarmismo non ancora confermato da rilevanze scientifiche.
“Gli scienziati non sanno perché alcune persone siano più contagiose di altre”, come ha affermato il noto ricercatore professor Peter J. Hotez, della Yale’s University.
È possibile che queste persone abbiano una maggiore carica virale ed “eliminino” più virus quando tossiscono o starnutiscono. Gli scienziati non sanno ancora se anche le abitudini personali entrano in gioco. Possiamo, però, notare che le misure di prevenzione suggerite dal ministero, sono orientate proprio ad isolare le persone infette per limitare il diffondersi del virus.
La parola “quarantena”, deriva da “quaranta”, ovvero i giorni di isolamento a cui i contagiati erano storicamente sottoposti. Ad oggi i giorni di isolamento sono circa due settimane. L’isolamento delle persone infette può rivelarsi efficace solo quando è limitato e basato su buone prove scientifiche, come sottolineano molti esperti del settore. Ad esempio, le quarantene di due settimane, negli Stati Uniti, imposte a tutti coloro che sono stati evacuati da Wuhan, hanno riscontrato un effetto positivo.
Confidiamo di aver fatto un po’ di chiarezza in merito all’argomento e di aver risposto ad alcune domande e curiosità che tutti noi ci stiamo ponendo. Come anticipato, l’intenzione di questa lettura è semplicemente quella di sensibilizzare l’attenzione sui comportamenti da seguire per limitare la propagazione di questo nuovo virus. Se hai ancora dei dubbi, ti consigliamo di informarti direttamente dal sito ufficiale del ministero così da evitare informazioni non sempre coerenti con la realtà dei fatti.
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